Presentazione e obiettivi
C’era bisogno di una nuova rivista storica? Probabilmente sì, ma questa, pur occupandosi di storia, non è una nuova rivista.
In effetti si tratta di una rivista nata nel 1989, gli «Annali della Fondazione Ugo Spirito», poi «Annali della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice», alla quale oggi si aggiunge un sottotitolo, «Il Presente Storico». Una storia lunga trentacinque anni, espressione di una Fondazione che opera nella cultura italiana sin dal 1981.
La nuova direzione ritiene di dovere rivolgere in primo luogo un grato pensiero a chi ha fondato gli «Annali», Gaetano Rasi, a chi li volle sviluppare nell’ambito della Commissione scientifica della Fondazione, Renzo De Felice, nella sua duplice veste di presidente della Commissione e della stessa Fondazione. Ugualmente gratitudine va anche a Francesco Perfetti che ha presieduto la Fondazione per un decennio, potenziando gli «Annali», e a Gianni Scipione Rossi che li ha diretti nel corso dell’ultima prestigiosa stagione, facendoli diventare semestrali e costruendo un prodotto raffinato, vivace e ricco di spunti interessanti anche sull’oggi.
La nuova serie degli «Annali della Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice. Il Presente Storico», partendo dal passato, ora si rinnova nella sua veste grafica, nella periodicità, diventando quadrimestrale e nella modalità di diffusione, passando dal cartaceo alla versione online e in open access, nella convinzione che questa scelta costituisca il mezzo per una più efficace diffusione e circolazione che intende interrelazionarsi con il vasto e prestigioso panorama delle riviste nazionali e internazionali e con la comunità degli studiosi.
Lo faremo con molta umiltà, consapevoli dei nostri limiti ma animati dalla volontà di rappresentare un piccolo punto di riferimento per un ambiente culturale che, partendo dalla Fondazione, intende parlare a tutti.
In questi anni la Fondazione ha raccolto intorno a sé un discreto gruppo di giovani studiosi che hanno l’ambizione di poter proporre nuovi temi di discussione, qualche volta anche originali, e di scandagliare con i loro studi problematiche finora poco visitate dalla storiografia contemporanea, sia nel merito sia nel metodo.
Quattro saranno le direttrici lungo le quali la nuova versione di una vecchia rivista intende muoversi.
In primo luogo, essere una palestra di giovani che debbono crescere e formarsi nel continuo dialogo sulle più importanti tematiche della storiografia. Non si tratta di giovanilismo di maniera, bensì della necessità di svecchiare progressivamente un mondo spesso legato ad abitudini metodologiche un po’ stanche, allo scopo di individuare nuovi percorsi e di legittimare temi non sempre frequenti.
In secondo luogo, costruire un ambiente di pensiero libero, lontano da condizionamenti ideologici, allo scopo di dare voce e corpo a interpretazioni che facciano discutere e che arricchiscano il panorama della storiografia.
In terzo luogo, tentare di restituire la complessità del metodo storico, rifiutando semplificazioni che risentono dei mezzi di comunicazione di massa.
Infine, ultimo ma non ultimo, rivalutare la storia politica: proprio attraverso l’esperienza quarantennale della Fondazione, occorre aprire un dialogo con le altre istituzioni culturali al fine di dimostrare che la storia della politica si fa soprattutto sulle carte possedute dalle istituzioni. Oggi la storia politica è in crisi perché spesso ha perduto o dimenticato il rapporto con il documento, preferendo ad esso le mere rappresentazioni d’ambiente. Di qui la necessità di un rinnovato sforzo di veicolare i giovani verso l’analisi archivistica e documentaria per dare corpo a una storia fondata sui fatti e non soltanto sui miti e sui riti. Ciò non toglie che la storia, come noi la intendiamo non sarà solo “politica” ma sarà plurale e cioè dialogante con la letteratura, l’arte figurativa, la musica, la fotografia, la tecnica e la scienza.
Progetti ambiziosi, certamente, ma indispensabili per realizzare una proposta innovativa e soprattutto per ridare forza a quel patrimonio che le istituzioni culturali hanno conservato meritoriamente nell’ultimo mezzo secolo e oltre e che potrà essere essenziale per ridare dignità e funzionalità alle culture politiche e anche – magari – per offrire alla politica nuovi momenti di riflessione.
Ogni anno, un numero sarà monografico, mentre gli altri avranno la struttura tradizionale con saggi e rassegne, una rubrica fotografica, una sezione dedicata ai documenti inediti, una dedicata alle rassegne e ai convegni, una dedicata alla didattica della storia, non soltanto a livello universitario, una ancora dedicata alla discussione sui temi dell’attualità storica, tenendo anche conto di ciò che emerge dal web e dai social.
Un ringraziamento va all’editore Rubbettino che ha accettato la nostra proposta; un altro ringraziamento va a quanti hanno accettato di collaborare con questa rivista aderendo al Comitato scientifico, a quello editoriale e alla redazione.
De Felice, che della Fondazione fu presidente dal 1992 fino alla sua scomparsa, nel 1996, ne parlò come di una «scommessa nella cultura italiana». Non sta certamente a noi dire se questa scommessa sia stata vinta. Tuttavia, in questi quarantatré anni di vita la Fondazione ha operato con serietà e rigore, in una situazione che, rispetto agli anni Novanta, è profondamente mutata ma non sapremmo dire se in meglio.
Il nostro intendimento, oggi, è quello di intercettare l’attenzione di un pubblico di storici professionisti ma anche di quel segmento, sempre più ampio, di appassionati e di curiosi di storia, di tutti quanti non hanno paura della complessità e che diffidano delle semplificazioni e delle letture ideologizzate. Si tratta di una nuova scommessa nella quale ci impegneremo con passione e determinazione.
Ester Capuzzo
Gerardo Nicolosi
Giuseppe Pardini
Giuseppe Parlato
Andrea Ungari